8mila metri cubi di rifiuti tossici interrati sotto il parcheggio della stazione di Afragola

Bufala diffusa il 23 e il 24 luglio 2017

L’idea di creare un portale a difesa dell’immagine della stazione Av di Afragola contro i professionisti della menzogna ci è venuta non troppi giorni fa e nelle nostre intenzioni il sito avrebbe dovuto essere lanciato con tutti gli articoli pronti, al fine di essere quotidianamente aggiornato con il debunking delle nuove mistificazioni. Ma purtroppo la macchina del fango non si ferma mai e non riusciamo a tenere il passo di tutte le assurdità che quotidianamente ci tocca leggere e ascoltare in giro per la Rete, sui giornali e anche in televisione. Assurdità che hanno finora prodotto, per quanto di nostra conoscenza, due interrogazioni parlamentari, una interrogazione al consiglio regionale della Campania e una interrogazione al consiglio comunale di Afragola. E che hanno inevitabilmente allertato la procura di Napoli nord, costretta ad aprire un fascicolo come mero atto dovuto poiché in Italia vige il principio costituzionale dell’obbligatorietà dell’azione penale, ragion per cui se c’è notizia di reato bisogna indagare: il che non significa che gli indagati, se noti, siano per forza colpevoli, ma soprattutto, a monte, non vuol dire che il reato sia stato necessariamente commesso.

L’ultima bufala riguarda la presunta scoperta di 8000 (avete letto bene: ottomila) metri cubi (EDIT: c’è chi ha parlato di 800mila tonnellate) di rifiuti tossici. I primi articoli diffusi in Rete sono scritti da quelli che da noi sono i soliti noti. Nel rispetto dello spirito del sito non faremo i loro nomi, perché il nostro scopo è quello di restituire una corretta informazione su tutto quel che ruota intorno alla stazione Av di Afragola e non di fare un processo alle intenzioni dei giornalisti – sempre che così si possa definire chi è intento a diffondere con toni sensazionalistici notizie false, tendenziose e comunque mai verificate – o dietrologia sulla loro attività. Ma stavolta ci concediamo una piccola nota di colore: uno di questi due «giornalisti», conosciuto personalmente da molti di noi, al sol parlare, attività che peraltro gli riesce particolarmente difficile essendo balbuziente, manifesta una tale ignoranza che è inutile infierire su di lui, ché già ci è andata giù pesante la natura, come non mai ingenerosa. Questo signore prima ha lanciato il sasso facendo credere che l’eccezionale scoperta (eccezionale si fa per dire, dato che il medesimo autore stava spianando il terreno da settimane) fosse stata fatta direttamente nel parcheggio della stazione, salvo poi contraddirsi parlando di un terreno di fronte al parcheggio ovest (terreno la cui proprietà, che ça va sans dire ha smentito categoricamente, è da noi conosciuta personalmente) e, infine, di un’area a pochi chilometri dall’impianto ferroviario. Foto dell’area risalenti ad almeno sei mesi fa, con la forma della stazione che cominciava a delinearsi nello scheletro, completano il quadro della disinformazione.
L’infondatezza dei fatti riportati è talmente macroscopica che stavolta le testate cosiddette nazionali che sono solite scopiazzare qualsiasi cosa trovino su gruppi Facebook e portalini locali, spesso aggiungendo spudoratamente firme ad articoli prodotti attraverso l’originalissima tecnica del copia e incolla, si sono astenute dal riportarla. Infatti, supponendo che un appartamento di 120 metri quadrati sia alto 2.70 metri, il suo volume sarà pari a 324 metri cubi: il che, a spanne, significa che 8000 metri cubi corrispondono a una torre di 12 piani, considerando due appartamenti per piano e senza tener conto che generalmente negli edifici molto alti il volume dei singoli appartamenti è inferiore. Neanche la discarica (ufficiale) del Capo Mazzo, oggi bonificata, in almeno trent’anni di utilizzo, è mai arrivata a un tale riempimento (gli anni sono stati calcolati sommando il periodo in cui è stata in pieno esercizio e quello in cui è stata rimessa provvisoriamente in attività per ordinanza del Commissario prefettizio durante l’emergenza rifiuti).
Siccome siamo dei garantisti e, a differenza di qualcun altro, non vediamo del marcio dappertutto per partito preso (non abbiamo la coscienza sporca, noi), crediamo che questa ennesima non-notizia, per usare un eufemismo, abbia origine da fatti realmente accaduti: un sequestro, nel limitrofo comune di Casalnuovo di Napoli, di una piccola disarica abusiva di materiale di risulta di un adiacente cantiere edile. Il comune di Casalnuovo è relativamente piccolo e confina con Afragola praticamente dappertutto: anche nei punti in cui si incontra con altri comuni (tant’è che Afragola sfiora il confine con Pomigliano d’Arco a Licignano nonché con Volla nei pressi di Casarea e a Lufrano, tra il Salice e la Cittadella). Quindi è facile, per chi intende speculare, confondere le acque. Ma un giornalista non dovrebbe fare speculazioni. Un giornalista dovrebbe raccontare la realtà, indagandola quanto più a fondo possibile. Una minima verifica delle fonti, effettuabile da chiunque non sia un analfabeta funzionale anche senza conoscere i segreti del mestiere, semplicemente con l’ausilio della Rete, avrebbe consentito di scoprire che Afragola e Casalnuovo, benché le vicende storico-amministrative di quest’ultima siano in gran parte legate a quelle di Afragola, rientrano in due differenti circoscrizioni forensi: la città di Sant’Antonio fa capo al tribunale di Napoli nord, mentre il comune che occupa l’antico villaggio afragolese di Archora a quello di Nola, con le rispettive procure. Crediamo che non sia necessario, per il lettore intelligente (tanto quello stupido continuerà a credere alle bufale, perché gli fa più comodo), aggiungere altro.